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#1.2.1 TEATRI PUBBLICI

Altamente volatile. Director: Massimiliano Civica. Teatro Studio Eleonora Duse, Roma
Altamente volatile. Director: Massimiliano Civica. Teatro Studio Eleonora Duse, Roma. Photo © Tommaso Le Pera

Al momento di questa redazione, il sistema di finanziamento pubblico per il teatro italiano sta attraversando un cambiamento radicale. Il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), controllato dal Ministero della Cultura, è il fondo nazionale che si occupa di finanziare sia il teatro che il cinema. Con decorrenza da Febbraio 2015 è stato introdotta una nuova normativa per regolare il finanziamento statale destinato a compagnie, gruppi, teatri e festival. Fino a questo momento il sistema teatrale italiano non si basava sui Teatri Nazionali: i teatri erano divisi in Teatri Stabili (interamente sostenuti dal denaro pubblico attraverso le casse delle amministrazioni locali), Teatri Privai a partecipazione Pubblica (in parte finanziati dallo stato, in parti sostenuti da istituzioni private e Teatri Privati (imprese private che sopravvivevano grazie al botteghino). La nuova norma definisce tre diversi modelli di teatro: Teatri nazionali, Tric (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) e Centri di Produzione. Servendosi di due comitati (incaricati uno di valutare la qualità della proposta artistica, l’altro di verificare l’osservanza di rigidi parametri numerici), per il periodo 2015-2017 il Ministero della Cultura ha nominato sette Teatri nazionali, situati in altrettante regioni, dodici Tric e attualmente è impegnato a selezionare un numero di Centri di Produzione. A seconda delle caratteristiche di tale ridefinizione, a ogni spazio teatrale – ovviamente non tutte le candidature hanno avuto esito positivo – viene chiesto di realizzare differenti attività, focalizzate in parte sull’ospitalità di compagnie e produzioni provenienti da altre città, in parte sulla promozione di attività di residenza.

Queste novità riguardano i teatri, tuttavia il nuovo FUS disciplina anche il finanziamento delle compagnie, la cui domanda di denaro pubblico viene valutata sulla base di parametri quantitativi strettamente definiti, legati al numero di giornate lavorative documentate, delle repliche registrate per ogni spettacolo in un anno. Simili criteri potrebbero essere responsabili della dittatura (in termini di visibilità) di imprese più ricche e meglio avviate, i cui numeri hanno la meglio sul livello artistico.

In fin dei conti il carattere migliorativo di questa riforma è ancora tutto da provare.

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Thumbnail image of this article by courtesy of Muta Imago. © Luigi Angelucci

 

Published on 11 May 2015