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#1.2.2 TEATRI PRIVATI

Photo by courtesy of collectivO cineticO
Photo by courtesy of CollectivO CineticO

Soprattutto in grandi città come Roma, Milano o Bologna, sono molti gli spazi privati che tengono vivo il polso del teatro contemporaneo in Italia. Roma può fungere da esempio vivo di quanto complessa sia la situazione dei teatri privati: di oltre 90 spazi, solo una dozzina sono interamente o parzialmente finanziati dallo stato, il resto è amministrato da imprenditori privati. Solo una minoranza è anche proprietaria delle mura, mentre la maggior parte è titolare di un affitto. Una soluzione piuttosto impopolare per fronteggiare i costi di gestione è spesso quella di chiedere alle compagnie ospiti un minimo garantito. Sono pochi i produttori che scelgono di dividere gli incassi con gli artisti (di solito lasciando a loro il 70% delle entrate) senza garantirsi alcuna somma minima. Ciò significa che – in quei teatri che di fatto fatto riscuotono un affitto dalle compagnie senza seguire una qualsiasi linea curatoriale nella programmazione – chiunque sia in grado di pagare una somma di denaro (generalmente intorno ai 500-700 euro al giorno) si aggiudica l’opportunità di offrire uno spettacolo, senza alcuna selezione e senza che il livello conti qualcosa.

Un simile sistema influenza profondamente la qualità generale e l’identità dell’offerta artistica e può confondere il pubblico, non più in grado di distinguere un teatro con una vera stagione – attraverso la quale un operatore lavora insieme agli artisti per presentare un prodotto specifico che sia frutto di una visione comune – da un quadrato di mura regolato da un rapporto di “proprietario/affittuario”.

I teatri privati possono in ogni caso fare domanda per fondi delle amministrazioni locali, che sono in genere impiegati per sostenere progetti specifici, come rassegne o festival.

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Thumbnail image of this article by courtesy of  CollectivO CineticO. © Marco Davolio

 

Published on 11 May 2015