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#2.3 LA CRITICA COME MESTIERE

*Plek Photo by courtesy of Marco Davolio & CollectivO CineticO
From ‘*Plek’. Photo by courtesy of Marco Davolio & CollectivO CineticO

Non è facile affiancare il termine “mestiere” a quello “critica”, almeno non nelle arti performative. A causa del declino di questa pratica nei giornali (che ad oggi impiegano generalmente redattori interni o si appoggiano a collaborazioni stabili da firme affermate o celebri) e la quasi totale assenza di periodici specifici, è difficile essere pagati per un articolo. L’intensa attività online è in genere un’arma a doppio taglio: da un lato si guadagna una enorme libertà di parola, dall’altro quella stessa parola viene letta gratuitamente. Vendere spazi pubblicitari è una delle soluzioni popolari per assicurare che qualche entrata arrivi dal lavoro online, ma in questo particolare caso ciò pone immediatamente una questione di carattere etico: se per esempio un artista o un teatro compra della pubblicità su una rivista online, il critico è autorizzato a recensire lo stesso spettacolo che sta venendo pubblicizzato sulla propria pagina? Questa è solo una delle numerose questioni che un critico non impiegato in un giornale o in un periodico deve quotidianamente affrontare. Il giornalismo online per le arti performative è dunque in genere un’attività non pagata, e (fatta eccezione per rari casi) anche essere pagati per una rivista cartacea non è sufficiente per vivere di critica. Questo porta il critico teatrale a essere una figura flessibile e in continuo cambiamento che attraversa di continuo il confine tra territori accademici e altre declinazioni del ruolo, che va oltre la semplice pagina scritta (sia stampata o digitale).

 

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Published on 11 May 2015